Con una risoluzione promossa dal Partito Democratico e votata favorevolmente da tutte le forze politiche, esclusa la destra, il comune si attiverà per cancellare l’enorme croce celtica che ormai da decenni occupa il piazzale proprietà dell’INPS. Non si può non ringraziare Rosa Ferraro e Fabrizio Grant, presidenti delle Commissioni Politiche Sociali e Politiche Scolastiche del VII Municipio, primi firmatari del testo. Non sono mancate le repliche della destra, la quale però non ha partecipato al voto contribuendo di fatto all’approvazione dell’atto. Il tema maggiormente tirato in ballo è stato quello dell’uccisone dei due militanti dell’allora MSI nel 1978, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. La risoluzione, che si configura meramente come atto politico, invita l’ufficio decoro del Comune a cancellare la croce celtica del Piazzale Acca Larentia. A detta di chi scrive però la questione non si chiuderà qui. Ormai da anni il dibattito locale si muove in tal senso e solo ora, a causa della portata mediatica di quanto accaduto a inizio mese, le istituzioni stanno agendo. Comunque la risoluzione, come è stato chiarito sia dal Presidente del Municipio che dalle forze politiche firmatarie, non chiede di rinunciare alla commemorazione istituzionale. Evento che però è slegato dalle parate che accadono in seguito, sotto lo sguardo attonito della comunità.

“Delia non si salva grazie al principe azzurro”. E ormai chiaro che, purtroppo, la lotta per la parità di genere non rientri nei classici canoni di un tempo. Oggi, ma in realtà anche in passato, ci sono donne che non hanno nessuna intenzione di sostenere la causa femminista. E con questo non intendo il futile discorso del “Eh ma le femministe sono estremiste”.

Sempre più donne anti-femministe stanno finalmente uscendo allo scoperto. Tante mogli, madri, fidanzate – ma anche politiche e dirigenti – ammettono che l’uomo debba avere tutto il potere, famigliare o sociale. Oggi che a capo del governo c’è una donna, pare chiaro come non basti non essere uomo per essere femminista.

Per questo è necessario che tutt* |* femminist*, uomini o donne che siano, si sforzino di portare avanti questa lotta. In questo contesto un film come “C’è ancora domani”, scritto e interpretato da Paola Cortellesi, diventa un punto di riferimento per tutt* noi.

Il governo taglia i fondi per il contrasto ai DCA

🟣I Disturbi del Comportamento Alimentare sono la seconda causa di morte tra i giovani, con un aumento significativo da 680.569 persone nel 2019 a 1.680.456 nel 2023.

🟣Nonostante i più di 3 milioni di pazienti in Italia, il Governo Meloni ha trascurato il rifinanziamento del fondo da 25 milioni per contrastare i DCA. Il ministro Schillaci ha annunciato solo 10.000 euro di finanziamento.

🟣lI rischio di chiusura dei centri di assistenza è elevato, con la prospettiva di meno professionisti, accesso alle cure più difficile e conseguente compromissione dell’efficacia delle terapie.

🟣È urgente una strategia a lungo termine per includere i DCA nei Livelli Essenziali di Assistenza, garantendo un budget dedicato. La salute mentale è un diritto non un privilegio.

La scuola del Made in Italy doveva essere il fiore all’occhiello della politica meloniana. Un concentrato di nazionalismo e arretratezza, tanto che solo una manciata di scuole su tutto il territorio nazionale hanno deciso di aderire. A mio dire scelta poco saggia data la totale impreparazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Non esistono linee guida, i libri di testo non sono stati stampati (probabilmente nemmeno scritti), ma soprattutto non ci sono risorse. Già il sistema scolastico italiano versa in una condizione deprorevole, su tutti i campi dalla preparazione di gran parte del personale docente ai problemi strutturali delle scuole. L’arroganza meloniana di voler tirare fuori un nuovo liceo dal nulla più assoluto la pagheremo noi cittadini.

Da quando Israele ed ebraismo sono la stessa cosa? Ma soprattutto, da quando un anti-fascista è anti-semita? Ricordate a Piantedosi che è il suo Presidente del Consiglio a far parte di un partito a cui sta tanto a cuore il saluto romano, le croci celtiche ma sopratutto i gerarchi di uno stato fascista che deportò milioni di ebrei.

Come il governo si fa ricattare dai contadini

A marzo 2023 il governo Meloni ha deciso di primeggiare nel mondo. In che modo? Direte voi. Ha portato lustro e rispetto internazionale al nostro paese? Assolutamente no. Il 28 marzo è stato approvato un ddl che vieta la commercializzazione di prodotti animali provenienti da laboratorio. Il che riguarda carne, uova, latte, pesce ecc. Nel mondo sono solo tre i paesi che hanno deciso di intervenire nella vicenda mediante delle leggi: Singapore, a dicembre 2020; gli Stati Uniti, a giugno 2023; e naturalmente l’Italia. Il problema è che mentre noi abbiamo deciso di vietare a prescindere un prodotto che ancora non è nel mercato europeo, i primi due paesi hanno iniziato a produrlo. Questo spirito d’iniziativa meloniano sarebbe da ricondursi alla allora probabile legalizzazione della carne coltivata negli USA. Infatti, essendo uno dei principali paesi con cui l’Italia e l’Europa intrattengono relazioni commerciali, ci sarebbe stato il “rischio” di trovarci carne da laboratorio Made in USA sui nostri scaffali.

La motivazione ufficiale è che non ci sia abbastanza documentazione scientifica per poter dire che tale carne sia sicura, nulla di più falso. Ben due paesi l’hanno legalizzata e il dibattito è arrivato anche al Parlamento Europeo. Il problema è che la Meloni, o chi per lei, non ha considerato un piccolissimo particolare: in materia di cibo e farmaci è la UE ad avere la sovranità. Se l’Europa decide che la carne coltivata è sicura, l’Italia non può fare niente per impedirne la sua commercializzazione. Non può fare nulla che rispetti i trattati internazionali. Sicuramente può mettere delle dogane ai confini, ma ciò andrebbe contro il principio fondante dell’Unione: il libero scambio di merci, capitali e persone tra i paesi membri. Naturalmente la Meloni sa di questa cosa, tant’è che il ddl vieta l’import da pesi esterni all’Unione Europea. Se dovessero cominciare a produrre carne coltivata in Lussemburgo, potremmo effettivamente trovarla nei nostri supermercati. Questo nel rispetto dei trattati europei e addirittura della legge italiana.

Allora qual è il motivo per cui la carne coltivata è stata “vietata”? Beh la risposta è molto più semplice di quello che sembra. Per quanto l’Italia sia un paese leader del settore industriale e informatico, l’elettorato, in special modo quello di destra, è ideologicamente legato alla tradizione contadina. Per fare un esempio, la Coldiretti, la principale confederazione dei produttori italiani, ha ben 1,6 milioni di associati. Un numero che è 8 volte quello dei tesserati al partito della Meloni. Da aggiungere che mentre chi è iscritto a una formazione politica è legato a motivazioni assolutamente astratte, gli associati della Coldiretti lo sono perché fanno quello per vivere. Quindi è normale pensare che un allevatore possa essere contrario alla legalizzazione di un processo che metta in pericolo la sua azienda. Al contrario, non è normale che un Presidente del Consiglio arrivi a limitare il diritto del libero scambio delle merci. Un conto è impedire a una specifica azienda di commerciare uno specifico prodotto, ben più grave è cercare di limitare la presenza di una intera categoria.

A dimostrazione di questa tesi ci pensa la Coldiretti stessa che, meno di due mesi fa ha cercato di provocare una rissa con i leader di +Europa, che della legalizzazione della carne coltivata ne fa una delle sue principali lotte politiche.

A mio avviso il modo in cui gli imprenditori in questo paese riescano a influenzare il governo è vergognoso. Avete presente le storie, anche un pò complottistiche, di come le aziende di tabacco e le banche siano infiltrate nel governo americano? Ecco succede anche qui, solo che da noi a ricattare la Meloni ci pensano i contadini.

A Caivano servono scuole e parchi, non la polizia.

Purtroppo ha ragione De Luca: a Caivano c’è bisogno dell’”esercito 24 ore su 24”.

Nella giornata di martedì 5 settembre è avvenuto al Parco Verde di Caivano un maxi blitz, con più di 400 poliziotti coinvolti, volto a contrastare la criminalità che lì, come in altre periferie d’Italia, dilaga. È stato trovato di tutto: armi, soldi, droga. Eppure ho come la sensazione che questa non sarà l’ultima operazione del genere di cui sentiremo parlare.

Per capire meglio la situazione diamo uno sguardo agli Stati Uniti. Avete presente quelle periferie da film? Spesso in megalopoli come New York o Los Angeles? Ecco, lì accade esattamente la stessa cosa. Da decenni la polizia americana sta attuando blitz su blitz, operazioni su operazioni, eppure il problema non è stato risolto, anzi. Nella città delle stelle, nei cosiddetti ‘ghetti’, le periferie sono vittime di clan del tutto simili alla nostra mafia. Questo perché tante categorie di persone, primi fra tutti gli afroamericani e gli ispanici, sono stati ‘rinchiusi’ in questi quartieri, quasi a volerli ghettizzare.

Oggi a Caivano, ma anche a Corviale o San Basilio, per citare solo due dei tanti quartieri ‘difficili’ della capitale, accade la stessa identica cosa. Per chi non lo sapesse Parco Verde, il temibile quartiere teatro dello stupro delle due cuginette, nacque come rifugio per gli sfollati del terremoto dell’Irpinia. Il fatto è che all’inizio dovevano essere alloggi temporanei, giusto il tempo di permettere la ricostruzione. Ebbene, dopo ben 40 anni quegli alloggi sono ancora lì, considerati al pari di strutture popolari. Peccato che non lo sono affatto: le fogne, il sistema idrico, quello elettrico e tutte le cose più basilari, non sono state fatte per resistere tutto questo tempo. Giustamente chi abita quei palazzi, oggi parliamo tristemente della seconda generazioni, figli degli sfollati dell’Irpinia, ha preteso che il comune o lo stato se ne occupassero. Ma la legge non lo permette, questo perché quei palazzi sono riconosciuti, per l’appunto, strutture temporanee. Quindi non possono essere fatti cambiamenti permanenti.

Naturalmente, nessuno al principio ha pensato di dotare il quartiere di servizi o attività commerciali. Non ci sono parchi o strutture sportive. Niente treno, metro o tram, solo un autobus. Secondo voi, in un quartiere popolato da sfollati, senza servizi, senza commercio, senza collegamenti diretti con la ‘città’, come può essere la vita?

La Meloni e il governo devono intervenire sul piano sociale. Dobbiamo fare affidamento a insegnanti, preti e allenatori sportivi, non sulla polizia. Perché, ovviamente le forze dell’ordine faranno un ottimo lavoro, ma quando la droga e le armi saranno scomparsi, Parco Verde rimarrà un quartiere senza scuole, chiese o campi sportivi. E secondo voi come occuperanno il tempo i bambini e i ragazzi?